“Supernotes” di Luigi Carletti (Mondadori) è un viaggio in un inferno che ha pochi eguali nella storia degli ultimi decenni: un campo di concentramento cambogiano. La storia che coinvolge questo luogo di disperazione è quella raccontata all’autore da Kasper, nome in codice di un agente segreto del ROS coinvolto in un’indagine legata a un traffico internazionale di banconote.
Il racconto si snoda sulle perfette linee della migliore spy story. La vicenda parte dall’Italia, dove il protagonista viene coinvolto in un’indagine di alto livello, un sogno per chiunque si muova professionalmente nei servizi segreti. La scena cambia però presto volto: dall’Italia si passa in Cambogia, dove in una fabbrica alla periferia di una megalopoli si fabbricano dollari falsi.
Basta un’accusa infondata di riciclaggio a far iniziare l’inferno dell’agente Kasper: 13 mesi di prigionia in un Paese che negli scorsi decenni è stato teatro di una dittatura sanguinosa e che non brilla certo per l’attenzione ai diritti umani. Dalle caserme, agli ospedali lager, fino al vero e proprio campo di concentramento di Prey Sar: queste le tappe della discesa agli inferi di un cittadino italiano, tenuto per più di un anno fermo in un Paese disperato, dove per sopravvivere molte volte è necessario dare la propria vita al mondo del crimine e dell’illegalità internazionale.
Carletti ha raccolto le memorie del protagonista dell’operazione Supernotes in un libro che sta facendo sobbalzare le coscienze e che restituisce uno spaccato tragico e assolutamente realistico della gestione del crimine internazionale e di meccanismi regolati da persone senza alcuno scrupolo.
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