Joyce Carol Oates ci regala un altro romanzo dai contorni inquietanti ma anche nostalgici. Si tratta di Ragazza nera ragazza bianca, pubblicato proprio in questi giorni da Mondadori. Siamo a Filadelfia, anno 1975. Una ragazza viene trovata morta in circostanze non chiarissime, all’interno di un campus progressista per l’epoca. La vittima si chiamaMinetteSwift, studentessa modello ma anche parecchio scostante e permalosa. Cosa può avere però spinto qualcuno ad ucciderla? Forse la sua vita e il suo pensiero troppo all’avanguardia, persino per un luogo così aperto come il campus?
GennaHewett-Meade, la sua compagna di stanza, è tutto l’opposto di Minette: una ragazza tranquilla, accomodante, della classe agiata. Genna non deve preoccuparsi del suo futuro, ma fa di tutto per essere all’altezza del suo ruolo e per trovare un posto che sia solo suo nel mondo. Minette non era proprio quella che si definisce un’amica del cuore, ma Genna aveva cura di lei, e la difendeva dai commenti razzisti dei colleghi di corso.
Quindici anni dopo Genna è ancora tormentata dal ricordo di quella morte. La protagonista vuole tornare indietro a quei giorni, a quelle ore terribili, e questo viaggio nel passato la costringerà a rimettere in discussione la sua famiglia, a cominciare dal padre. Joyce Carol Oates ci accompagna con questo libro in un viaggio nell’America del dopo Vietnam, con le questioni razziali e i diritti civili ancora in fase di formazione; una nazione già democratica, ma ancora vittima dei retaggi del passato e del razzismo che proprio non si riesce ad estirpare, come un’erba maligna che continua a ricrescere.
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