Quattro etti d’amore, grazie – Chiara Gamberale

Quattro etti d'amore, grazie - Chiara Gamberale Leggendo ‘Quattro etti d’amore, grazie‘ molte donne si sentiranno parte in causa e si immedesimeranno nell’una o nell’altra delle protagoniste; Chiara Gamberale è riuscita ancora una volta a mettere a nudo le debolezze dell’animo umano e a descrivere perfettamente emozioni che, a stento, le parole potrebbero o riuscirebbero a spiegare. Quante volte abbiamo desiderato una vita completamente diversa da quella che invece abbiamo scelto? Quante volte abbiamo invidiato la leggerezza e la libertà di alcune donne dello spettacolo, solo perché possono permettersi di essere sempre truccate al punto giusto, pettinate al punto giusto, belle al punto giusto, mentre noi mamme (me compresa) a stento riusciamo a lavarci i capelli una volta alla settimana e a stendere un velo di gloss prima di accompagnare i figli a scuola e poi andare al lavoro? Erica è una donna che non ha tempo di fare tutto quello che dovrebbe fare, e la sua condizione di mamma e donna a volte le sta stretta perché vorrebbe dedicare qualche minuto a sé, coltivare le sue amicizie, fare qualcosa che le piace e non essere costretta a fare solo quello ‘che deve fare’. E’ per questo che, quando su Facebook incontra parte della sua classe delle superiori, si ritaglia un angolino tutto per sé, un modo per evadere in modo innocente dalla vita troppo piatta che conduce. Tea invece è una donna che dalla vita ha avuto proprio tutto, eppure tra le mura di casa non è felice perché il suo uomo non la ama come lei desidera; è per questo che si è trovata un amante che riesce a regalarle qualche minuto di piacere tra una litigata e l’altra con suo marito. Eppure lei quell’uomo non riesce a lasciarlo perché entrambi si sentono legati da un filo invisibile che a stento e con più di qualche forzatura si riuscirebbe a definire ‘amore’. Bello il finale, complimenti a Chiara Gamberale perché non ne poteva trovare uno migliore… rispecchia pienamente la realtà!

Il libro in una frase:
Mai, l’avrebbe immaginato, di desiderare solo una cosa, in quel momento: essere Lei a spingere quel carrello, rispondere a quel telefono, comprare quelle cosette. Avere quella vita…’