Il libro che presentiamo oggi è Persistenti Tracce di Antichi Dolori della scrittrice Monica Bartolini.
Il tempo racconta in molti modi la storia dei popoli che hanno abitato la terra in un transito che lascia i suoi segni nei simboli e nei reperti dai quali si cerca di rintracciare le vite di coloro che per amore o per odio hanno intessuto le loro esistenze nella trama delle vicende storiche.
Il filo, rosso come il sangue che scorre fra le pagine, che unisce i tre racconti si annoda nelle passioni e nelle brame, nell’orgoglio e nell’astuzia, nel coraggio e nella speranza spingendo i personaggi a lottare per la sopravvivenza personale ma nel contempo consapevoli e memori dell’appartenenza alla razza, al clan, alla famiglia, i cui valori prevaricano senza pietà sui sentimenti e sulle emozioni.
Dallo Yucatan alla Scozia fino al Sannio, la ricerca della vittoria trova paladini fieri che non indietreggiano di fronte al pericolo ma vanno, audaci, dritti verso l’obbiettivo, e poco importa che, nel loro ingenuo ardore e pur liberi del diritto di uccidere, si condannino al sacrificio.
Non sono epoche tenere, e forse non ne sono mai esistite, anche se l’uomo le persegue dall’eternità e mai smetterà di perseguirle.
L’Asse romano Minerva-Toro, il Reliquiario di Monymusk e il Codice di Dresda arrivati ai nostri giorni, hanno permesso che il senso della vita degli uomini e delle donne che hanno percorso , prima di noi e per noi, sentieri sconosciuti, aprendoci così nuove strade di conoscenza, testimoniasse la verità delle genti che siamo stati.
Una dolce nostalgia, pur accompagnata dalla cruenza del delitto, ci intenerisce nel pensiero dei protagonisti. Eusto, Alypia, Gayle, Antoni e Sha hanno saputo vincere e hanno saputo perdere. Morti nel corpo o nella verità, attraverso i tre reperti, hanno lasciato per noi Persistenti Tracce di Antichi Dolori.
Elisabetta Mastrocola
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