L’ho sposato, lettore mio è un romanzo di Tracy Chevalier, pubblicato in Italia per i tipi di Neri Pozza. Il libro ha come titolo una frase che è entrata nella storia della letteratura in quanto esemplifica la forza di una scrittrice che, con il suo romanzo Jane Eyre, ha rivoluzionato il panorama letterario e sociale, portando forse per la prima vera volta l’attenzione di pubblico e critica sul talento letterario di una donna.
Jane Eyre è la storia di un’orfanella che, grazie alla sua caparbietà, riesce a convolare a nozze con il signore di Rochester. La celebre frase L’ho sposato, lettore mio è un inno all’indipendenza femminile, che parte appunto anche dal modo di esprimersi e dallo stravolgimento di una forma verbale che ha l’obiettivo di sottolineare una concezione della vita ben lontana dalla morale borghese che caratterizzava i tempi di Charlotte Brontë.
Il libro della Chevalier parte proprio da questa frase e dalla richiesta fatta ad alcune delle più importanti autrici inglesi di costruire una storia attorno alle parole in questione. Si può definire come un omaggio per festeggiare i duecento anni di vita della Brontë? Senza dubbio, ma è bello pensare anche a un modo per ridare significato a quelle parole, per trovare loro un senso nella società moderna e nel panorama letterario attuale, dove c’è forse ancora più bisogno di allora di voci di rottura come è stata quella della Brontë.
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