È assodato che la memoria accompagna, in maniera indelebile, il tragitto esistenziale di ognuno di noi, ed è altrettanto assodato che la figura della madre, in tale contesto, assume il ruolo di assoluta protagonista che non volge mai al tramonto. Franco Fabiano lo dimostra in maniera esemplare in quest’opera che raccoglie alcune lettere idealmente inviate alla madre e una silloge, comprendente elegie e carmi dedicati al suo volto, alla sua presenza costante anche se ora le sue mani stringono quell’azzurro intenso che l’ha sempre avvolta in vita. C’è un lampeggiare espressivo, sia nelle epistole (che sono altrettante dichiarazioni d’amore e un piccolo-grande compendio di ricordi e di accelerazioni emotive), sia nelle poesie dai toni musicali eleganti e caldi che non evaporano mai, ma che via via si solidificano nel segno della fede e della speranza. Franco Fabiano sa scuotere la caducità del tempo, dando anche al silenzio e alle assenze una veste non di secondo piano, e riuscendo contemporaneamente a scuotere la realtà con trepidante e struggente armonia. Non sfugge il suo navigare accorto tra le certezze e le difficoltà, fra le trame mute e le ombre, tra l’inaridirsi delle primavere e il subitaneo errare su sentieri tranquilli in un colloquio con la madre che rischiara ogni orizzonte… Sono pagine a dir poco disegnate con acume, con amore, con precisione, con un linguaggio che coniuga alla perfezione ogni sfumatura del pensiero, ogni immagine evocata che risulta, perciò, nitida e incisiva. Basterebbero, del resto, queste espressioni per renderci conto del traboccante amore che la madre ha lasciato in Franco Fabiano: “Le tue parole restano, i gesti impalpabili mi rassicurano, autorevoli dinanzi al livore che, talvolta, ci domina in quanto uomini, in quanto inermi creature alla mercé di un fato tristemente inesorabile”. Una prova, questa, che non fa che avvalorare quanto già messo in luce nelle precedenti sue opere letterarie (“Poesie al sole”, “Ombre di luce”, “Alchimie” e “Blue Theatre”) e che approfondisce il suo discorso in chiave moderna con elementi che rimandano anche ai suoi diversi interessi culturali.
Recensione a cura di Fulvio Castellani
Pubblicata sulla rivista Il Salotto degli Autori, n. 36, anno IX, Estate 2011