A seguito della scarcerazione avvenuta dopo quasi trent’anni di ignobile prigionia, chiesero a Nelson Mandela se si fosse dato una spiegazione per quel lunghissimo e ingiustificato periodo di detenzione. Il leader anti-apartheid rispose più o meno in questo modo: “È stato il tempo necessario a liberare i miei secondini.”
Durante la lettura della storia che mi appresto a recensire, in più di un’occasione la mia mente è andata a quelle parole così gravide di significato, così potenti da trascendere il seppur intenso tema della lotta alla segregazione razziale e andare ben oltre, raggiungendo la singola esistenza di ciascuno di noi e quella sfera individuale di libertà per cui combattiamo ogni giorno anche con la più piccola delle nostre azioni.
LE MADRI NON DORMONO MAI è un romanzo scritto da Lorenzo Marone, pubblicato da Einaudi Editore, ed è uno di quei libri che, in una normale e spontanea conversazione, uno si sente quasi in diritto di consigliarne la lettura a prescindere dai gusti dell’interlocutore, perché è una storia trasversale, narrata superbamente, che può (e mi spingo a dire dovrebbe) leggere ognuno di noi.
Sud Italia. Insieme al figlioletto Diego, Miriam viene mandata a scontare una pena detentiva in un I.C.A.M., un istituto di custodia attenuata destinato a madri con figli in età infantile, il cui padre è assente oppure, nel migliore dei casi, si trova in una struttura carceraria ordinaria. L’iniziale muro di diffidenza, di mania di persecuzione e di astio che ciascuna delle residenti porta con sé come fardello individuale e scudo protettivo contro ogni tentativo di avvicinamento, poiché la vita ha insegnato loro solo questo, vedrà lentamente formarsi delle brecce di comprensione reciproca, di solidarietà e di cameratismo. La detenzione assumerà i connotati di una metafora, per cui non vi è una netta distinzione tra un al di qua e un al di là della cella, tra detenute da una parte e sorveglianti, personale carcerario e volontari dall’altra. Tutti sono in qualche modo prigionieri, alle prese con la sfibrante ricerca di un’agognata libertà intravista attraverso le sbarre della gabbia che, soprattutto senza rendersene conto, ciascuno erge quotidianamente attorno a sé.
Emblematico è ciò che una dottoressa dell’I.C.A.M. dice a Miriam citando il pensiero di un famoso filosofo francese: la libertà è la facoltà di scegliere le proprie schiavitù.
Questo romanzo è una storia sull’ineguagliabile forza d’animo di donne abbandonate, maltrattate e umiliate, ma proprio perché dotate di un’innata e inarrivabile eroicità incutono da sempre timore nell’uomo, e per questo vengono, purtroppo, ancora sottomesse ai suoi voleri. È una storia sul coraggio di madre, la cui strenua guerra ha l’unico obiettivo di vincere la sola battaglia che abbia un senso, ovvero sopravvivere, un giorno via l’altro, sfidando il destino avverso per gettare uno spiraglio di luce sulla vita di figli che, a causa delle crudeltà di una società allo sbando e di cui sono stati precocemente testimoni, vivono una fanciullezza travagliata che in circostanze normali dovrebbe essere la più spensierata possibile.
LE MADRI NON DORMONO MAI è anche una storia sull’intenso e viscerale rapporto madre-figlio, sull’immagine che il genitore si crea agli occhi di un bambino innocente in balia di drammatici eventi generati dagli stessi adulti che lui prende a esempio. È l’immagine di un essere a tratti ingiusto, intollerante e autoritario, ma sempre mosso da un amore unico.
Mi piacerebbe concludere con un piccolo fuori programma ritagliandomi uno spazio personale, non credo sia la prassi ma spero me lo perdonerete. Vorrei rivolgermi a due persone molto importanti e che la lettura di questo libro mi ha fatto comprendere, ed amare, ancora di più.
Dedico questa recensione a Daniela e Paola: io, grazie a voi, ho avuto la fortuna di avere due madri.
Recensione di Damiano Del Dotto.
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