Finalmente, dopo una pausa un po’ più lunga del previsto, torniamo a parlare di e con queste due autrici straordinarie. Terminata la lettura del secondo capitolo della serie, prima di cedere loro la parola vorrei spendere due parole su questa Lega dei gentiluomini rossi.
Innanzitutto, la storia. Cosa si nasconde dietro le misteriose sparizioni di fanciulli che avvengono nel quartiere di Southwark, nella Londra più povera e pericolosa? E cosa hanno a che vedere queste sparizioni con quella di Georg Coventry, giovane gentiluomo, cognato nientemeno che del Duca di Beaufort? A indagare ci sono ancora loro, la strana coppia formata da Jonas Marlowe e Jericho Shelmarldine. Cosa aggiungere a quanto abbiamo già detto su di loro nel precedente articolo dedicata alla serie Victorian Solstice? Sono straordinari, affascinanti ciascuno a modo suo, due facce della stessa sterlina. Faremmo fatica a pensarli uno separato dall’altro. Coi loro caratteri così diversi e complementari, coi loro passati e i loro dolori che sembrano specchiarsi uno nell’altro senza mai vedersi, due empatie che si sfiorano. Pianeti separati che si guardano dai due antipodi di un’orbita che al centro ha una Londra decadente, intrisa di atmosfere cupe e noir.
E delle autrici, che dire? Be’, che quando le due signore in questione prendono la penna in mano sanno quello che fanno ce lo siamo già detti. La narrazione, anche ‘stavolta, che procede con uno stile raffinato ed espressivo, crudo e persino brutale quando si tratta di descrivere scene di violenza, elevato e sobrio quando si passa all’introspezione dei personaggi. Ricco nelle descrizioni ma mai prolisso. Basta così, se volete saperne di più leggetevi la novella. La trovate ovunque, in tutti gli store. Qui adesso parleremo con Vittoria e Federica e ci faremo raccontare ancora un po’ di loro e della Lega.
D: Buongiorno Vittoria e Federica e bentornate su WLibri. Volete aprire voi le danze dicendo qualcosa ai nostri lettori riguardo alla Lega dei gentiluomini rossi?
Vittoria: beh, qui si comincia a fare sul serio. Qui Jonas si evolve da passacarte a uomo d’azione. Qui c’è una cattiveria nuova, più brutale, fatta di pestaggi e fucili. Se nella Società degli Spiriti la crudeltà era rinchiusa nella luccicante biosfera del Casino dei Perduti, nella Lega cominci a capire che il marcio è ovunque, forse lo stai respirando proprio adesso e non te ne accorgi. Per i miei Cattivi nessuno uscirà “puro” da qui. Spero che Jericho riesca a farlo capire a Jonas: il poverino è convinto che ci sia sempre qualcosa che si può salvare, povero sciocco.
Federica: Se con la Società si poteva ancora avere l’illusione che la corruzione macchiasse l’adamantina perfezione del regno di Vittoria solo in luoghi ben definiti e circoscritti, qui iniziamo a renderci conto che il Male dilaga ovunque, che l’Impero ha perduto la sua innocenza già da tempo. I due protagonisti iniziano a conoscersi meglio, e di conseguenza a farsi conoscere meglio da chi legge, anche se abbiamo preferito che i vari aspetti delle loro personalità emergessero poco a poco, di novella in novella, senza mai rivelarsi completamente. Proprio come se si trattasse di uno conoscenza che matura giorno dopo giorno.
D: Si tratta di una storia in un certo senso di passaggio o sbaglio? La scelta di Jonas sul finale e la proposta di Jericho promettono sviluppi impegnativi per entrambi.
Vittoria: in realtà è la sublimazione del mio desiderio di dare un calcio a tutto e rifarmi una vita. Sai, quelle volte che hai voglia di saltare sulla scrivania, prendere a calci le pratiche cantando singin’ in the rain come Alex in Arancia meccanica. Nella realtà sono grigia e pavida, allora regalo a Jonas una seconda vita, un salto nel buio, un viaggio con destinazione ignota.
Federica: … e che destinazione!! Personalmente se uno come Jericho mi proponesse qualsiasi cosa non gli lascerei nemmeno il tempo di finire la frase. Idem per uno come Jonas, comunque (sono innamorata di entrambi, ovviamente senza speranza…). Le avventure di Jericho e Jonas si dipanano nell’arco di pochi mesi. Basta davvero un istante per sconvolgerti la vita. Basta un incontro. Ma in questo caso il ‘salto’ non è facile per nessuno dei due. Anche il Medium deve mettere in discussione parecchi aspetti del suo passato recente e remoto, per decidere di riaprire gli occhi sul mondo dei vivi.
D: Una domanda che avrei voluto farvi l’altra volta, ma che mi sono tenuto in serbo per questa: una coppia di investigatori e la Londra di fine ottocento. Quando un elemento è un cliché e quando invece non lo è?
VITTORIA: tutto è la ripetizione del già detto, del già fatto, i tipi umani sono gli stessi, da secoli, le situazioni, i drammi, i patemi. Viviamo tutti un infinito enorme, colossale clichè esistenziale, e siccome la pigrizia trionfa sempre, il clichè ha lunga vita perché è riconoscibile e richiede poco sforzo mentale. Ma non è detto che non ci si possa giocare un po’. Scherzo, odio i clichè, e se ci casco soffro come un cane abbandonato in autostrada e mi flagello con un gatto a nove cose, guarda che segni!
Federica: Forse è vero che tutto è già stato scritto. Non saprei. Io cerco di scrivere bene qualsiasi cosa mi venga in mente. Del resto una delle mie autrici preferite, Angela Carter si è ‘limitata’ a recuperare favole classiche e riscriverle in una chiave completamente nuova.
Progettando le avventure di J&J non ci siamo mai soffermate sul fatto che potessero richiamare precedenti illustri. Volevano creare la coppia peggio assortita dell’universo, io avevo già il Medium e ho chiesto a Vittoria di inventarsi qualcuno che non ci azzeccasse proprio niente con lui. Et voilà!
D: Era davvero così violenta e depravata, la Londra vittoriana, o siete voi che avete una specie di chiodo fisso?
VITTORIA: ahimè sì. Consiglio la misconosciuta opera “Il popolo degli abissi” di Jack London (http://it.wikipedia.org/wiki/Il_popolo_degli_abissi) , quello di “Zanna Bianca”, che nel 1902 scrisse una brillante opera di giornalismo investigativo: smessi i panni del borghese americano, si mischiò con la feccia Londinese, con gli ultimi fra gli ultimi nella allora Fulgida Capitale del Mondo Civilizzato. E’ una lettura terribile, un feroce e lucido atto d’accusa al “glorioso” Impero Britannico e all’ipocrisia delle classi agiate. Mostra dall’interno un mondo tratteggiato da Dickens e dai sui ‘caratteri’ in cui i disperati farebbero qualsiasi cosa per sopravvivere, QUALSIASI, e i ricchi e potenti sguazzano in tutto questo, quando non si girano dall’altra parte e parlano del tempo o della stagione mondana alla porte. Ricorda un po’ il telegiornale di oggi, no? Strage di migranti nello stretto di Messina, marito che trucida la moglie e i figli e oh, ma quale sarà il nuovo tormentone dell’Estate al Billionaire?
Federica: Ha già detto tutto la mia socia. Comunque sì, era davvero un disastro, da tutti i punti di vista. Il degrado urbano e la sovrappopolazione creano problemi anche adesso, figuriamoci allora. Qualsiasi scenario di disagio sociale ed economico porta con sé un inevitabile retaggio di crimine e corruzione. Per declinare tutto il Male della Londra di allora non basterebbero cento novelle di J&J.
D: Il tema del triangolo amoroso/erotico mi sembra ricorrente, nei racconti. Sbaglio?
VITTORIA: non sbagli, sono io che sono fissata con queste cose.
Federica: <indica Vittoria con il dito e con un’espressione di profondo biasimo sul volto. Scuote anche il capo e dice: “Mha…”>
D: Se ho capito bene seguendo i vostri profili su facebook, siamo a ridosso dell’uscita del quarto capitolo della serie. Quanti ne sono previsti?
VITTORIA: da contratto sono 4. Ne abbiamo cominciato un quinto, poi mi è venuta una crisi esistenziale, poi ho cambiato idea, poi l’ho cambiata ancora, poi abbiamo scritto uno Steampunk di oltre 400.000 battute. Ho minacciato morte e distruzione, mi sono autoflagellata, ho flagellato colpevoli e innocenti. Convengo che lavorare con me sia una menata stratosferica, povera co-autrice.
Federica: Ne vale sempre e comunque la pena, socia. Hai dato al mio masochismo una sua ragione d’essere.
Personalmente non solo spero di poter finire il quinto racconto, che mi piaceva moltissimo, ma abbiamo in progetto anche altre storie legate all’ambientazione di Victorian Solstice, con personaggi già apparsi nelle avventure di J&J o completamente inediti. Vedremo cosa avrà in serbo per noi il futuro.
Ringraziamo ancora Vittoria e Federica per essere state con noi e vi diamo appuntamento alla prossima recensione/intervista con I figli del pozzo di carne, terzo capitolo della serie Victorian Solstice.
Vittoria Corella è uno pseudonimo.
La persona che si cela dietro questo nome ha lavorato come giornalista per il Romagna Corriere, il quotidiano più diffuso in Romagna dopo il Resto del Carlino.
Federica Soprani vive a Parma, sfortunatamente per lei, in questo secolo.
Scrivere le è necessario quanto respirare. E da parte di un’asmatica questa affermazione si ammanta di un pathos quasi insostenibile… Tale necessità non sempre riesce a coniugarsi col suo lavoro presso uno studio grafico e con la gestione più o meno rocambolesca di una famiglia che ha più zampe che arti. Ma oltre che vivere occorre sopravvivere. Laureata in lettere moderne, indirizzo Storia del Teatro e dello spettacolo con una tesi dal titolo La figura del Vampiro nel Teatro tra ’800 e ’900, da sempre coltiva la passione per la lettura e la scrittura. Il suo romanzo Corella l’ombra del Borgia è stato pubblicato da Mondoscrittura nel 2013.
Il progetto: http://www.victoriansolstice.it/?page_id=2
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