Su Wlibri oggi recensiamo un romanzo stand alone di Jeffery Deaver del 2010, La figlia sbagliata.
Il maestro è tornato. Un nuovo avvincente thriller in cui non si rimpiange poi tanto l’assenza del mitico Lincoln Rhyme. Quella de La figlia sbagliata è una storia incentrata sulla scomparsa di una ragazzina “difficile”, Megan Collier, con un carattere chiuso, espressione di un disagio familiare legato a genitori che hanno divorziato da poco e troppo presi da se stessi per accorgersi di lei. Megan si sottopone a psicoanalisi, seguita dal dr. Peters.
Dopo poche sedute, è completamente plagiata dallo psicanalista. E dopo un po’, scompare. Da questo punto parte la ricerca della ragazza in cui un grande ruolo è svolto dal padre, Tate, personaggio intimamente connesso al mistero.
In questo thriller psicologico i personaggi sono molto caratteriali e c’è un aspetto interessante: spesso la maggiore determinazione la si trova nella persona più giovane. E non è un caso che ricorra frequentemente, tra le pagine del racconto, il seguente aforisma:
“L’uomo può dubitare di quel che sente.
A volte può dubitare di quel che vede.
Ma su quello che fa non può avere dubbi.”
Ottima l’ambientazione (cosa ne pensate di un ospedale psichiatrico in disuso?); i tempi ed i ritmi sono incalzanti. Insomma uno dei migliori di Deaver.
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