IL LIBRO IN UNA FRASE: “Barham Boulevard è là in fondo. Porta dritti a Lake Hollywood Drive e proseguendo si arriva al belvedere. Questo caso non esce mai dalla stessa pagina dello stradario”.
RECENSIONE: “Hieronymus Bosch (…). Non si chiamava così un imbrattatele squilibrato?”
Il grande Michael Connelly ha costruito un’altra storia mozzafiato a misura del suo personaggio più amato, il detective Harry Bosch. E con sapiente maestria ne ha messo ancora una volta in luce i pregi e i difetti caratteriali che lo rendono talmente umano e credibile da indurre il lettore a parteggiare per lui sic et simpliciter, anche quando è palese che trasgredisce regole, sbeffeggia superiori, omette di trasmettere informazioni a chi-di-dovere o si scontra malamente con la gerarchia del Dipartimento o con l’autorità dei Federali.
Con questi ultimi, poi, ha un vero e proprio conto in sospeso, a cominciare da una ex-moglie dell’FBI finita nel giro dei giocatori d’azzardo – che trasferitasi a Las Vegas lo ha di fatto allontanato dalla sua unica figlia -, per finire con un amore mai sopito per l’agente Rachel Walling – che ha rotto con lui dopo il caso di Echo Park -, ma con la quale dovrà collaborare (non senza scontri) anche in questo caso.
Le indagini per l’omicidio del dottor Stanley Kent, freddato con due colpi alla nuca presso il belvedere di Mulholland Drive, avranno risvolti insospettabili.
L’intera azione si svolge in dodici ore di serratissime indagini a doppio binario: il Bureau tenterà di estromettere la Squadra Speciale Omicidi e di impossessarsi del caso per questioni di sicurezza nazionale, mentre il detective Bosch – anche senza l’appoggio del suo nuovo partner Ignacio “Iggy” Ferras – è fermamente intenzionato a condurre l’indagine come un qualsiasi caso di omicidio ricadente nella sua giurisdizione, e a non tollerare quindi alcuna intromissione.
Lo scontro si farà quanto mai aspro, quando spunterà prepotentemente una matrice terroristica islamica dietro quell’omicidio, connesso alla sparizione di un grosso quantitativo di materiale altamente radioattivo, al quale il dottor Kent aveva facile accesso per il suo lavoro di fisico sanitario.
L’ottusità e la cocciutaggine che la stessa Rachel maledirà più volte in Bosch nel corso di quelle ore frenetiche, si trasformerà ben presto in lungimiranza e acume, tanto da fargli risolvere il caso in pochissime ore, con risvolti davvero sorprendenti, culminanti in una serie di ritmati colpi di scena.
La città buia è senz’altro l’omaggio personale dello scrittore al suo personaggio e lo si deduce a chiare lettere dalla cura che Connelly pone nella ricostruzione del vissuto di Bosch. Non manca capitolo, infatti, in cui non sia riportato un tassello dell’ormai ampio mosaico che compone la poliedrica personalità di questo detective, a tutto agio di quei lettori che ancora non lo conoscessero o che non siano tanto affezionati all’autore da essersi persi qualche episodio della saga.
E Dio benedica il bibliotecario – a cui questo libro è dedicato – che consegnò una copia de Il Buio Oltre La Siepe al giovane Michael, se la figura enigmatica di Boo Radley ha evocato ora, nell’ormai affermato scrittore, un finale da brivido come questo!
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