L’ultimo battito del cuore è il primo libro di Valentina Cebeni, pubblicato con Giunti Editore. Ecco l’intervista che abbiamo avuto il piacere di sottoporle, per parlare dei suoi progetti futuri e del suo romanzo:
· Salve, e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Lei è un’autrice davvero giovane, classe 1985. Leggiamo che ha compiuto studi classici: cosa, esattamente? I suoi studi hanno influito sulla scelta di diventare una scrittrice?
Salve, e grazie a voi per l’interesse dimostrato nei miei confronti. Sì, sono abbastanza giovane, ma non quanto si può immaginare, almeno non “dentro”; ci sono giorni in cui mi sembra di avere più di cento anni, di sentire sulle spalle il peso di tutte le storie che ho incontrato, altri il necessario per saper tenere in mano un pennarello colorato e disegnare una casa azzurra, e questo, ovviamente, lo devo agli studi che ho seguito. Ho avuto la fortuna di frequentare delle normalissime scuole statali e di incontrare professori meravigliosi, quelli che purtroppo oggi riescono a malapena a sopravvivere nell’enorme tritacarne che è diventata la scuola pubblica. È anche grazie al loro entusiasmo, alla passione per il delicato lavoro dell’insegnante, che ho deciso di fare della scrittura una ragione di vita.
· L’ultimo battito del cuore è il suo primo romanzo: una storia romantica, tormentata. Quali autori ha seguito come modelli nella stesura del testo?
Non sono gli autori, ma le loro storie, sedimentatesi dentro di me e mescolatesi in un magma di parole e suggestioni, a ispirarmi. Credo fermamente che i romanzi, con i loro personaggi, la scrittura, il modo che l’autore ha di dipingere le scene, una volta finita la lettura appartengano anche a chi quella storia l’ha scelta. Perciò no, non esistono autori specifici cui mi sono ispirata per L’ultimo battito del cuore, ma una carrellata di personaggi rimastiincastrati nella pelle, che sono stati e sono ancora con me, nella mia testa e nella mia penna. Uno su tutti: la meravigliosa Anna Karenina.
· La protagonista del racconto vive una sorta di ‘rinascita’: come mai ha scelto questa tematica? Si ispira in qualche modo al suo vissuto, o si tratta solo di fantasia?
Il tema della rinascita ci attraversa ogni giorno. Ognuno di noi, più o meno direttamente, si è dovuto confrontare con grandi cambiamenti, prove cui la vita ci sottopone senza preavviso: una malattia, un dissesto finanziario, la perdita devastante di un affetto. Sono le storie di tutti noi, universali, che mi piace raccontare, ma senza mai perdere di vista il messaggio: vivere, reagire, ricostruirsi anche quando si crede di aver perso tutto. E confidare nell’amore partendo dalle piccole, piccolissime cose come la cura di un fiore, perché l’amore salva sempre.
· Tristan, Adam, Penelope: tutti nomi classici, che evocano storie antiche e mitiche. Si tratta di un caso o ha scelto di proposito di rifarsi a nomi – e forse anche ad archetipi – classici?
La scelta dei nomi ei personaggi non è mai casuale. Tristan è una suggestione, il riflesso di un romanticismo classico riveduto e corretto per il XXI° secolo, mentre Adam è l’uomo per eccellenza, il primo e unico per la protagonista, una donna la cui vita è costellata di attese esattamente come la sua omonima. Penelope è una donna che aspetta, sempre: di iniziare a vivere, di amare, di essere amata a sua volta, e poi di morire per tornare infine a vivere, svelando così la struttura circolare del romanzo.
· Cosa consiglierebbe ad un giovane come lei desideroso di pubblicare un romanzo? Quali sono i passi giusti per iniziare?
Purtroppo la ricetta perfetta non esiste, soprattutto quando si sfiora il volubile mondo dell’arte; arrivare alla pubblicazione può essere estremamente semplice, magari attraverso uno dei tanti e validi concorsi letterari indetti dalle grandi case editrici, un’ottima chance per chi ha un progetto nel cassetto, oppure (come la sottoscritta) seguendo i percorsi canonici come il vecchio invio cartaceo e/o telematico alle redazioni. Il punto focale però rimane sempre il medesimo, e vale per qualsiasi passione si abbia: credere e lottare per il proprio sogno, coltivare il talento con la determinazione di un monaco. I risultati arriveranno, in un modo o nell’altro. Almeno per me è stato così.
· Pubblicare un romanzo con una casa editrice così importante è un bel risultato; si sente orgogliosa, ‘arrivata’, o desidera spingersi oltre, magari con un nuovo romanzo?
Per quanto sia giovane la vita mi ha insegnato che sentirsi arrivati è il primo passo per il tracollo, perciò non ho la presunzione di esserlo, e me ne guardo bene dal pensarlo; ci sono così tanti mondi ancora da scoprire, persone da incontrare, storie da ascoltare cui dare voce! Inoltre sono una persona naturalmente curiosa, perciò sì, ovviamente sono felice del risultato raggiunto, pubblicare con una grande e importante casa editrice come la Giunti è meraviglioso, ma la mia linea del traguardo si materializzerà solo nel momento in cui starò per lasciare questa terra. E anche allora scalpiterò per raccontare cosa c’è dall’altra parte della vita!
· Crede che il mondo editoriale italiano abbia dei difetti? Se sì, quali?
Il mondo editoriale italiano trovo sia troppo chiuso in se stesso, e il suo più grande difetto, che d’altra parte è un tratto distintivo dell’intera popolazione, è un’esterofilia eccessiva a danno del mercato interno. Manca la valorizzazione dei nostri autori anche all’estero, che al contrario invade gli scaffali delle librerie con migliaia di titoli l’anno sbilanciando un mercato già molto difficile. C’è una forte disparità fra i titoli nazionali e non, e spesso gli autori italiani si vedono sbarrate le porte dell’estero ancora prima di avvicinarcisi. Se osservo con distacco il panorama editoriale italiano noto che crediamo pochissimo nei giocatori della nostra “squadra”; si cerca affannosamente la “stella straniera”, ma non ci si rende conto che il grande autore potrebbe essere il nostro vicino di casa. In fondo, però, è proprio questo il punto: non crediamo abbastanza in noi stessi, nelle nostre capacità, nei nostri autori.Ci limitiamo a sponsorizzare le eccellenze culinarie, qualche designer e grande stilista, ma non andiamo oltre. Credo perciò che gli italiani, e così il mondo editoriale, dovrebbero nutrire più fiducia nelle persone nate in questo paese.
· Quali sono i libri che ama leggere? Legge soprattutto storie romantiche, o si diletta anche di altri generi?
Sono una “lettrice onnivora”, fortunatamente! Non riuscirei mai a concentrarmi su un unico genere, e questo anche per “esigenze letterarie”, se così si possono definire; leggere molto e di qualsiasi argomento o corrente letteraria apre la mente, permettendo di scomporre tutte le facce del complicato cubo di Rubik che è la vita. Che si tratti di un giallo di Agatha Christie, di un thriller di Ken Follett o di una delle più grandi opere letterarie mai scritte come Guerra e Pace sono convinta che tutto contribuisca ad arricchirci e formarci. E poi, detto fra noi, detesto la monotonia!
Grazie per la bella chiacchierata e a presto!
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