Roma, una sera di maggio. All’interno di un alto Comando militare, uno Stato Maggiore, due carabinieri in servizio di vigilanza scoprono il cadavere di un generale, durante un normale giro d’ispezione. È l’incipit de “Il tarlo. Le indagini del maresciallo Licata“, il “military thriller” di Salvatore Galvano, pubblicato da Ciesse Edizioni nel corrente anno, un giallo da leggere tutto d’un fiato, per un tuffo in quel “mondo con le stellette” che non tutti conoscono. La particolare ambientazione, l’attenta descrizione degli eventi, l’amabilità dei dialoghi, carpiscono l’interesse del lettore sin dalle prime pagine, grazie anche all’affabilità del protagonista, il maresciallo dei Carabinieri Luigi Licata. Agrigentino doc, Licata è un brillante investigatore, sagace, arguto, ma straordinariamente umano, che dopo anni di indagini svolte al comando di stazioni dell’Arma, pensa di poter “appendere la lente di ingrandimento al chiodo”, optando per un più comodo impiego nell’ambito della Polizia Militare all’interno di una Forza Armata. Ma i suoi restano solo propositi, perché nuovi intricati casi lo obbligheranno a risfoderare la lente e a fare uso di quel suo infallibile fiuto che fanno di lui il vero “cane da tartufo”, com’è simpaticamente denominato da superiori e colleghi.
“Il tarlo” è uno di questi. È il primo della serie di military thriller targati Italia, firmati da Salvatore Galvano, ove la firma dell’omicida, un libro di Alessandro Dumas ritrovato accanto al cadavere, sul luogo del misfatto, costituisce il filo conduttore della vicenda, e un’insolita arma del delitto fa da cornice a un quadro di suspense che non concede tregua al lettore.
Ingredienti di prim’ordine, quindi, corroborati dalle battute del protagonista e sapientemente dosati da Galvano, che li amalgama abilmente, con la destrezza di chi “cucina” con passione, per il piacere di deliziare il palato dei più esigenti.
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