Il grande boh! è il terzo libro di Jovanotti, all’anagrafe Lorenzo Cherubini. Il libro è stato pubblicato nel 1998 dalla casa editrice Feltrinelli.
“Il grande boh!” si compone di brevi racconti, impressioni di viaggio (principalmente relativi all’Africa e alla Patagonia), ricordi autobiografici in forma di diario, poesie, disegni e fotografie dell’autore stesso,in bianco e nero, scattate con la sua fedele Leica. Ciò più che colpisce in questo particolare resoconto di viaggio e di vita, è lo sguardo di Lorenzo, sempre attento e stupito sul mondo, alla continua scoperta dell’altro, del pensiero, della realtà. Un approccio a volte molto adolescenziale, e spesso un po’ superficiale, ma ottimista, allegro, aperto, curioso, in un certo senso volutamente naif, come afferma lo stesso Lorenzo.
Jovanotti non è e non vuole fare lo scrittore erudito, ma semplicemente annotare le considerazioni dei suoi viaggi a cavallo tra il 1997 e il 1998. Le sue considerazioni, come i testi delle sue canzoni, sono spesso semplici, alcune volte magari anche banali, ma hanno sempre una verità disarmante e mai scontata. “La mia- scrive Lorenzo- è sempre più la lingua dei viaggiatori e chi decide di ascoltarmi deve sapere che io sono uno che racconta mondi che ha visto e mondi che vuole vedere, e che non conosco a fondo la lingua del posto, la lingua degli stanziali, strimpello strumenti e parlo male diverse lingue e di volta in volta ho bisogno di musicisti e di interpreti per metter su le tende nel luogo e restare finché non mi riprende il senso di irrequietezza che mi porta a fare di nuovo i bagagli e partire.”.
Poeta dei nostri giorni, Jovanotti ha scritto un libro che è più un racconto di vita, della vita di un cantante, di un uomo, di un’icona delle cose giuste,un libro di incontri e scontri, di ricordi e di pensieri. L’Africa e New York, il diario della Patagonia del 1998 e la storia quasi giorno per giorno della creazione del disco “L’Albero”, disco nato dalla continua ricerca di nuovi suoni e ritmi che Lorenzo è riuscito a trovare proprio nel continente nero.
Lorenzo ama viaggiare da una parte all’altra del pianeta, alla continua scoperta dei confini della sua musica e delle sue emozioni. È come se le tappe delle sue avventure in terra d’Africa, o ai Caraibi piuttosto che a New York o Buenos Aires, fossero meta di un’inarrestabile sete di conoscenza interiore che si fonde con la sua musica. Il respiro del suo sguardo e della sua mente segue la ritmica del cuore perché -dice Lorenzo: “la ritmica è vita. Il nostro stesso corpo è ritmica che pulsa al tempo del cuore. Calore, respiro, la ritmica è istinto naturale…chi segue il proprio tempo non sbaglia mai…” .
Fernanda Pivano che ha scritto la terza di copertina del libro afferma: “..le pagine che narrano la sua vita da solo sotto la tenda nel Sahara sono pagine bellissime, da grande scrittore di viaggio, con qualche reminiscenza di Jack Kerouac (il notturno ‘cielo uterino’) del quale ha letto l’opera lì sotto la tenda, ma sempre intrise della sua innocenza, della sua apparante ingenuità che hanno reso singolari e fascinose le sue canzoni. Questo deserto, questo Sahara, gli è entrato sotto la pelle, e Lorenzo lo ha cantato da poeta, con parole sorprese, commosse, felici. Forse l’impresa della traversata della Patagonia in bicicletta, nata da una battuta detta in un’intervista o forse ispirata dal romanzo “Patagonia Express” dello scrittore cileno Luis Sepulveda, è la parte più sensazionale del libro: descrive il bagaglio minimalista dei pedalatori solitari, i duemila chilometri lontano un mese e mezzo da casa, il mito del viaggio, il dolore della solitudine, le canzoni italiane al grande magazzino, la ragazza al telefono, la Carretera Austral simile al letto pietroso di un fiume in secca, e via via un diario quasi minuto per minuto intercalato da poesie d’amore, da citazioni e, Lorenzo incorreggibile, dal ricordo di mamma e papà.Un libro bellissimo per giovani e anziani, per chiunque ami il mondo, la frontiera e la loro scoperta. ..”
Tante sono state le recensioni positive a questo libro oltre a quella della Pivano. Giovanni Pacchiano sul Corriere della sera ha paragonato Lorenzo a aChatwin: “Come Chatwin, e magari meglio di Chatwin. Anche noi abbiamo un eccellente scrittore-viaggiatore, ed è – incredibile – il rapper Jovanotti”; Aldo Nove su La Stampa lo ha paragonato a LouReed: “Reed definì il suo lavoro una serie di lettere autobiografiche rivolte a tutti. Lo stesso si può dire degli album e dei libri di Lorenzo Cherubini, mediatico diapason nostrano capace di registrare, con una sincerità quasi imbarazzante, i sentimenti collettivi”.
Libro fresco e scorrevole dove traspare l’entusiasmo di Jovanotti per quello che vede e vive. Curioso, divertente, semplice e profondo al tempo stesso, ricco di spunti derivati da una vita in gran parte vissuta “artisticamente” in un continuo confrontarsi con l’altro. Il Jovanotti che percorre le pagine di questo libro è oltre che scrittore, anche personaggio o meglio protagonista; un protagonista alla scoperta del mondo, di un mondo percorso, attraversato, respirato piuttosto che stancamente raccontato. La fisicità di Lorenzo, la sua corporalità, sono sempre presenti nelle avventure de “Il grande boh!”, e sottolineano l’importanza dell’esperienza diretta e personale come base di qualsiasi valutazione, anche sbagliata.
C’è una spontaneità disarmante che traspare da questo libro e che consente a Lorenzo da Roma, cittadino acquisito dell’aretina Cortona, di adattarsi a qualsiasi situazione. L’importante è andare, cercare nuovi linguaggi, nuove sensazioni, nuove avventure, nuove esperienze per cambiare visione del mondo, delle cose e di se stessi. “La vita scorre, la vita esplode comunque anche nei luoghi dove tu probabilmente non andrai mai, anche nelle città dal nome difficile da dire, nelle province, nelle capanne, la vita esplode e l’emozione è l’emozione e ci sono certe cose che si fanno come per esempio andare a ballare il walzer il venerdì sera.”
Silvia Magieri