Dacia Maraini, nata a Fiesole nel 1936, è una delle più grandi scrittrici italiane viventi. La sua produzione spazia dal romanzo alla drammaturgia e rappresenta uno dei più longevi esempi di amore per la letteratura presenti attualmente in Italia. Figlia dell’etnologo Fosco, Dacia Maraini ha trascorso diversi anni della sua vita viaggiando per il mondo, soggiornando per esempio in Giappone.
Vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionale Dacia Maraini è stata amica di alcuni dei più importanti scrittori del Novecento. Ecco alcune frasi tratte dai suoi libri.
Se amando troppo si finisce per non amare affatto io dico che l’amore è una amara finzione quegli occhi a vela che vanno e vanno su onde di latte cosa si nasconde mio Dio dietro quelle palpebre azzurre un pensiero di fuga un progetto di sfida una decisione di possesso? La nave dalle vele nere gira ora verso occidente corre su onde di inchiostro fra ricci di vento e gabbiani affamati so già che su quel ponte lascerò una scarpa, un dente e buona parte di me.
Il viaggiatore non ha una vera casa e se ce l’ha, in cuor suo, l’ha persa molto tempo prima.
Mi piace innamorarmi. E’ uno stato che mi dà calore, leggerezza.
Viaggio molto per vincere la mia tentazione alle abitudini. Le abitudini accorciano il tempo, i cambiamenti lo allungano.
Sembra proprio che abbiamo paura che risorgano i nostri morti da come li chiudiamo, li spranghiamo dentro le loro casse costose, foderate di seta artificiale capitonnèe. Come se ci dovessimo rassicurare che non possano, anche se volessero, uscire di notte come il conte Dracula a succhiare il sangue dei vivi.
Lo sguardo alle volte può farsi carne, unire due persone più di un abbraccio.
I bambini hanno sguardo e memoria, anche quando sembra che non osservino.
I destini familiari si ripetono attraverso le generazioni, quasi una fatalità che si tramanda da padre in figlio, da madre in figlia. Non so se sia una maledizione o una benedizione.