“Donne che parlano” di Miriam Toews, edito da Marcos Y Marcos, trae ispirazione da fatti realmente accaduti. È giusto ricordarlo, perché si tratta di tragedie e violenze perpetrate ai danni di innumerevoli bambine e donne. È giusto ricordarlo, perché ciò che viene raccontato in queste pagine assume così un peso ancora più intenso, il peso della realtà, il peso della consapevolezza che eventi di questo genere non sono il retaggio di una mente ricca di fantasia, ma sono tangibili in molte diverse tipologie di realtà, in questo caso una comunità mennonita. È giusto ricordarlo, perché è anche per questo motivo che questo è un romanzo a dir poco sconvolgente.
“Donne che parlano” racconta le vicende di alcune donne di una comunità mennonita della Bolivia. Qui le donne non possono andare a scuola, non possono leggere, non possono imparare a scrivere. Non possono ovviamente neanche andare a lavorare. Le donne possono essere solo mogli e poi madri, nient’altro. Devono inoltre avere sempre i capelli raccolti in modo rigoroso. Devono indossare vecchi abiti, anch’essi ovviamente più che rigorosi e dignitosi. Non possono avere niente che possa essere considerato segno di vanità. Ogni notte, per anni, queste donne sono state drogate e stuprate più e più volte, anche dai loro fratelli. Hanno preso malattie veneree di ogni tipo, sono incorse in gravidanze che nessuna di loro avrebbe mai voluto, hanno partorito bambini prematuri, hanno subito sevizie di ogni genere. A loro è stato raccontato che sono stati i fantasmi oppure Satana in persona a farle del male, come punizione per i loro peccati. Loro non sapevano quale fosse la verità, ma si svegliavano sanguinanti, con la testa confusa e con dolori atroci.
Tutto questo ha avuto luogo dal 2005 e per molti anni. Fino a quando alcune donne non hanno scoperto che i fantasmi e Satana non avevano niente a che vedere con queste vicende, che questi stupri sono stati portati avanti dai loro parenti più stretti. Questa è la storia di Ona, Salomé, Agata, Greta, Mejal, Mariche, Neitje e Autje, che hanno deciso di ribellarsi. È meglio restare e lottare? È meglio fuggire? La loro non è certo una decisione semplice, ma sanno di poter trovare la forza dentro loro stesse per riuscire a prenderla. Al loro fianco inoltre c’è August Epp, un uomo diverso da tutti gli altri, che si trasforma in pratica nella loro stessa coscienza. Temerarie, coraggiose, determinate, queste sono donne che si ribellano con violenza e le pagine che le raccontano sono dolorose, intense, penetranti. Vi costringeranno a riflettere. Vi costringeranno a mettervi nei panni di queste donne. Siete pronti a farlo?
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