L’esordio di Aniello Troiano si intitola “Bumerang!”, sì, proprio con la “u”. Non cercatelo sul web scritto correttamente perché non lo trovereste, con il rischio di perdere un libro godibilissimo. Fin dal titolo s’intuisce come la storia sia in qualche misura una parodia, nella quale sei ragazzi di provincia, divisi in improbabili gang, cercano di trarre ispirazione dai propri miti per dare una svolta alle loro vite.
Ecco allora che un piccolo spacciatore, aggiunge al suo nome il cognome di Al Pacino in Scarface, Montana, andando contro la tradizione paesana che imporrebbe la trasmissione del nomignolo di generazione in generazione, non avendo certo voglia di essere soprannominato Peppe ‘a butteglia in onore del padre alcolista. Il suo amico Tonino, forte del suo diploma alla scuola alberghiera con ben 71/100, sogna di diventare uno chef come Gordon Ramsey, anche se deve sbarcare il lunario facendo il cameriere, e di quel sogno conserva solo il soprannome, ‘a Tiella. Poi c’è Sergio che ha un altro modo per sfuggire alla realtà, la Play Station 3. “Giocava per dimenticare” di essere uno studente di giurisprudenza mai in corso, deludendo le aspettative dei genitori.
Questo sgangherato trio di amici sarà coinvolto in mille peripezie per via di un colpo grosso, una rapina in piena regola che, finalmente!, avrebbe dovuto vederli all’azione come una vera gang, la banda Montana. I loro destini si incroceranno con quelli di altri tre ragazzotti, Giggino ‘a Faina, Stefano ‘o Nanett’, e Michele ‘a Tipo, generando un pericoloso corto circuito con gli adulti, quelli davvero dei delinquenti di professione.
“Bumerang!” è stata davvero una piacevole scoperta di un Autore brillante e dotato di un’ironia non comune che sfocia spesso in sarcasmo bonario, perché traspare da ogni aggettivo quanto Aniello Troiano ami i suoi personaggi, figli delle nuove generazioni bombardate da stimoli visivi, dai selfie, dai social network e convinti che solo ciò che appare sia reale. L’Autore può pescare a piene mani negli stereotipi più in voga, dall’amore per i film pulp alla Tarantino, ai giochi per consolle, ai luoghi comuni sulle droghe, fino ai “sentito dire” sulle sette sataniche (esilarante l’illuminazione di una festa satanica con le candele rosse al lampone).
Al di là del tono da commedia brillante che pervade tutto il libro (ops, stavo per scrivere film, tanto i personaggi risultano vividi), l’analisi fatta da Troiano del tessuto sociale nel quale si muovono i sei ragazzi è molto aspra. La Noia sembra sia il Sindaco di tutti i piccoli paesi di provincia e gli unici punti aggregativi sono rappresentati dai PreFiBaP, ossia dai Presidi Fissi dei Bar di Paese, come li soprannomina l’Autore. Ed è arcinoto come la noia sia un pessimo ambito dove far crescere una generazione già in difficoltà per la perenne scarsità di occupazione lecita, perché l’illecita esplica maggiormente la sua attrattività.
“Cazzo, se era un guappo. Anche le donne di casa, adesso, lo guardavano con un’aria diversa. Sorrise, a denti scoperti, di pura gioia. Stava crescendo aveva fatto grossi passi in avanti, nel percorso che porta un uomo a diventare boss. Ne era certo.”
Peppe Montana è orgoglioso di sé, perché pensa di aver finalmente imboccato la strada verso il riconoscimento dei propri meriti e del successo (il ché la dice lunga su quale sia la sua ambizione massima). Ciò che invece si auspica per questa nuova voce del noir italiano è che dia un seguito alle gesta dei suoi personaggi che, in verità, sono accattivanti e molto meno parodia di quanto ci si potesse immaginare dalle prima pagine del libro.
Bumerang! di Aniello Troiano – Homo Scrivens – € 12,00