Esordio potente per la scrittrice inglese Belinda Bauer, vincitrice nel 2010 del Gold Dagger e selezionata come Exceptional Debut da “Publisher’s Weekly” e “Booksellers”.
Titolo: Blacklands
Autore: Belinda Bauer
Editore: Marsilio
Anno: 2011
Il bambino col badile che si scorge in copertina è Steven, ha dodici anni, vive in Galles e sta cercando il luogo della sepoltura di suo zio Billy che, alla sua stessa età, era probabilmente rimasto vittima del serial killer Arnold Avery.
Questa ricerca spasmodica era iniziata in gran segreto tre anni prima, da quando cioè aveva deciso che non era più disposto a sopportare che le due donne che più amava al mondo, la nonna e la mamma – rispettivamente mamma e sorella del bambino scomparso – continuassero a vivere la propria vita in una condizione di dolore costante.
Steven voleva per sè e per il fratellino Davey una famiglia normale, nella quale una nonna non passasse ore davanti alla finestra fissando il vialetto di casa nella segreta speranza che, magari dopo vent’anni, il suo bambino tornasse a casa o una mamma non detestasse il proprio figlio perché le ricordava quel fratello che, scomparendo nel nulla, le aveva portato via la madre e la gioia di vivere.
E così Steven aveva iniziato a scavare per tutta la brughiera, in zone limitrofe ad altre sepolture di bambini caduti nelle mani di Avery, con la speranza nel cuore che il riportare alla luce il cadavere dello zio Billy bastasse a pacificare le anime di coloro che gli erano sopravvissuti. La frustrazione accumulata in tali infruttuose ricerche lo spinge ad osare l’inosabile: mettersi in contatto con il serial killer, detenuto da circa vent’anni. La scarna corrispondenza epistolare tra Steven ed Avery aprirà nuovi scenari, segnando per sempre la vita del coraggioso ragazzo e del malefico adulto.
Blacklands è un romanzo di grande impatto, il cui punto cardine è l’immobilismo emotivo dei protagonisti di fronte ad uno sconvolgente evento del passato.
L’autrice è molto acuta nell’andare a saggiare nell’intera famiglia il grado di resilienza, ossia la loro capacità di superare quell’evento traumatico. La nonna e la mamma di Steven ne sono quasi prive, mentre il ragazzo con la sua naturale spinta verso la vita è pronto a tutto pur di far entrare una lama di sole nella loro esistenza buia.
La ricerca psicologica è sostenuta da una prosa rimarchevole, dove perifrasi sottili ed aggettivazioni acute si susseguono, spingendo più agilmente l’autrice verso la narrazione di una vicenda che sembra lasci trasudare dalle pagine del libro un dolore quasi liquido, come le lacrime che per rabbia, pietà, sconfitta o vergogna sgorgano spesso dagli occhi dei protagonisti.
Come troppo spesso accade anche nella vita vera, i fanciulli salvano gli adulti da loro stessi molto più efficacemente di quanto gli adulti riescano a salvare i piccoli da altri adulti.
Meno male che esistono scrittori intelligenti e sensibili come la Bauer, che ce lo ricordano in libri così ben riusciti!
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