Avevano spento anche la luna è un romanzo di Ruta Sepetys, pubblicato in Italia per i tipi di Garzanti. La protagonista di questo romanzo è Lina, una giovane che ha solo 14 anni quando scopre che la vita può cambiare in una sola notte. A farglielo sapere ci pensa l’irruzione della polizia sovietica in casa sua, un blitz che la mette davanti a una sconvolgente verità: la sua vita può essere fatta solamente da una camicia da notte e da un disegno. Tutto questo succede nel giugno del 1941 in Lituania e la famiglia di Lina, figlia del rettore dell’università, è solo una delle tante sulla lista nera, dove compaiono i nomi di professori, intellettuali e scrittori colpevoli solamente di un reato: quello di esistere.
Lina viene deportata e, assieme alla madre e al fratellino, inizia un viaggio senza ritorno alla volta delle steppe russe. Sono settimane di fame e di sete fino alla tappa finale, ossia l’arrivo in Siberia. Arrivano in un campo di lavoro dove tutto è grigio e dove il freddo, sussurrando, arriva ad uccidere. Non resta niente se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare giorno dopo giorno. Qualcosa però non le può essere tolto. Si tratta della sua dignità, della sua forza, della luce nei suoi occhi che Lina esprime nel disegno.
L’obiettivo è fare arrivare i suoi disegni al campo di prigionia del padre: è l’unico modo per fare sapere che sono ancora vivi.