Il libro in una frase:
Un noir di un maestro francese
Recensione o sinossi del libro:
Per Jacques Vallon l’occupazione tedesca e la Resistenza sono solo un pretesto per giustificare la propria vocazione omicida: finita la guerra egli non avrà difficoltà ad ammettere la propria nostalgia per quegli anni di morte, cercando e trovando ogni occasione per prolungare la propria opera di giustiziere. […] Grazie al sangue il goffo uomo-scimmia risplende, completamente trasfigurato come un redivivo conte di Montecristo. Ma sono lampi che per contrasto rendono ancora più nevrotica la vita di Vallon, scandita da giornate troppo uguali e inesorabilmente legata a un décor di squallidi bistrot, squallide prostitute, squallide strade piovose. […] In questa prosa l’incandescenza è data dal desiderio del sangue: placato il quale, come dopo un amplesso, tutto si desemantizza, e le cose, come le parole, risprofondano in una intollerabile normalità. (dall’introduzione di Michele Mari)
André Héléna è sicuramente uno scrittore ancora poco noto in Italia, e solo da qualche anno rivalutato nella natia Francia, dove assieme a Malet e Simenon è stato una delle voci più autorevoli del noir. Aisara ci fa scoprire questo Il gusto del sangue, ambientato durante la seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca, un libro intriso di cupezza e malessere. Jacques Vallon è un giovane militante della Resistenza, ma non è solo in nome della patria e della libertà che uccide. Dominato da un desiderio di rivalsa contro tanti, troppi bocconi amari, nell’omicidio egli trova l’unico mezzo di affermazione non solo del potere ma di quel Sé da sempre soffocato dall’emarginazione per via dell’aspetto fisico scimmiesco, dal quotidiano assaporare il gusto amaro del rifiuto. A questo sapore di sconfitta, Vallon sostituisce dunque quello del sangue. E dopo la prima volta, premere il grilletto diventerà per lui un orgasmo dal richiamo irresistibile. Si plasma così un assassino privo di rimorsi e sentimenti, del quale la capace penna di Héléna tratteggia con toni scuri assieme alla morbosità, la frustrazione, lo squallore, la dannazione.
Racchiuso peraltro in una veste ottimamente curata e impreziosita dall’introduzione di Michele Mari, Il gusto del sangue è un libro che si legge con grande scorrevolezza e che lascia a fine lettura l’impressione di una storia drammaticamente attuale nonostante l’ambientazione, perché certi tipi di disagio esistenziale non cambiano purtroppo coi tempi.
In conclusione, siamo di fronte a un libro che di certo sarà apprezzato non soltanto da chi ama le atmosfere tetre di un vero timbro noir.
Editore: Aisara