IL LIBRO IN UNA FRASE: Un literary game divertente e divertito
RECENSIONE: Grazia NEGRO e Salvo MONTALBANO nelle mire di un killer senza scrupoli? Il caso della Betta Splendens si prefigura fin dalle prime pagine intricato ed intrigante!
Un uomo viene trovato morto soffocato con la testa infilata in un sacchetto di plastica e due pesci rossi giacciono morti in terra vicino ad una piccola pozza d’acqua.
L’esame autoptico evidenzierà la presenza di un terzo pesciolino – la Betta Splendens, appunto – conficcato nella gola della vittima.
Appena iniziate le indagini l’Ispettrice Negro viene coinvolta in un incidente stradale, che solo per un caso non le costa la vita. Ma la cocciuta poliziotta non demorde e scavando nella vita dell’uomo ucciso scopre dei legami con un’organizzazione deviata, i cui fili sembrano venir tirati da un’oscura mano vigatese.
E’ ovvio e lampante che chieda la collaborazione del collega Montalbano, il quale decide di aiutarla nonostante il rischio grave di incolumità che quell’indagine singolare porta con se’. Tutto il libro è articolato in modo che i due colleghi collaborino senza incontrarsi mai (se non nel finale) e colloquino solo via mail o messaggi cartacei.
Per mantenere i contatti in modo sicuro, infatti, Salvo escogita il trucco di infilare veri e propri pizzini in stile mafioso dentro succulenti cannoli siciliani, ai quali la collega bolognese contraccambia con messaggi cifrati nei tortellini dell’Antica Salumeria Tamburini.
Alla fine riusciranno a venirne a capo senza intaccare minimamente la loro rettitudine morale.
Con il suo stile epistolar-poliziesco e due mittenti di eccezione, ACQUA IN BOCCA si connota come un libro davvero singolare: due grandi scrittori si cimentano in una sfida letteraria senza esclusione di colpi, il cui premio in palio è assolutamente solo la buona riuscita dell’indagine attraverso l’uso di trovate brillanti per risolvere le empasse in cui spesso sembra trovarsi lo scorrimento dell’intreccio.
Ma in questo gioco letterario nessuno dei due scrittori prevale mai sull’altro, manifestando entrambi un’arguzia senza pari e concludendo con un pari chesi capisce li abbia pienamente divertiti.
Tra le trovate più geniali possiamo annoverare – oltre lo scambio dei succulenti pizzini già citato – una mail datiloscritta malamente dalla Negro a sottolinearne una ferita subita alla mano sinistra (Lucarelli) oppure il cifrario di Salvo trasposto dalla Bibbia (Camilleri).
Fantastiche sono anche le trovate grafiche inserite nel testo: dalla carta di identità di uno dei personaggi, recuperata sul suo cadavere (e quindi macchiata di sangue), alle foto segnaletiche dei due investigatori, spillate con l’attache ad una scheda personale facente parte di un’informativa su di loro (e non sfugge che il giorno di nascita di Montalbano sia quello di Camilleri stesso).
Potremmo parafrase i polizieschi di genere concludendo che “Bologna scrive e Vigata risponde”, ma cercando di stupire sempre con intuizioni sorprendenti, adatte agli amanti non solo del mistero, ma anche dell’enigmistica più classica.
Titolo: Acqua in bocca
Autori: Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli
Editore: Minimum fax, 2010
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