Il romanzo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, ripubblicato da Mondadori nel 2014 in seguito alla morte dell’autore, rappresenta uno dei capostipiti della letteratura sudamericana. Questo romanzo, ormai divenuto un classico della letteratura in lingua spagnola, racconta la storia centenaria della stirpe dei Buendía, che vive e prolifica nel paese di Macondo, luogo immaginario sperduto nel Sudamerica continentale, fondato dallo stesso patriarca della famiglia José Arcadio Buendía e da sua moglie e cugina di primo grado Ursula Iguarán, che per la parentela del marito teme di partorire figli con la coda di maiale. Le sue paure si rivelano però infondate in quanto nasceranno tre figli perfettamente sani: José Arcadio, Aureliano e Amaranta, i quali daranno vita ad una prolifica discendenza, sotto lo sguardo lucido e irriducibile di Ursula e i vaneggiamenti di José Arcadio Buendía, folle nella sua ricerca di novità ed innovazioni portate dagli zingari guidati dall’enigmatico e carismatico Melaquíades.
L’intera stirpe è caratterizzata da una vena di solitudine incontrastata che condanna i suoi membri ad un’esistenza sofferta e solitaria, dove la ritrosia naturale non permette loro di aprirsi alla vita, ma anzi li condanna ad una perpetua ripetizione dei vizi e delle manie della famiglia che caratterizzano di volta in volta i vari membri della discendenza, in un circolo vizioso senza fine. Così il colonnello Aureliano fabbrica pesciolini d’oro per poi rifonderli nuovamente e costruirne di nuovi, proprio come la sorella Amaranta tesse e disfa il suo sudario per rimandare la propria morte. L’idea di circolarità e ciclicità è data anche dalla ripetizioni di volta in volta dei nomi, con piccole variazioni: così gli Aureliani sono caratterizzati da un carattere chiuso ed introverso, mentre i José Arcadio sono estremamente forti e caratterizzati da una vena tragica. Anche le figure femminili trovano il loro spazio all’interno del romanzo: la caparbia Ursula, che cerca di tenere unita la famiglia per un secolo lottando costantemente contro la rovina, l’orgogliosa Amaranta, insieme passionale e determinata, Santa Sofia della Piedad, pilastro silenzioso della grande casa dei Buendía, le candide Remedios e l’inflessibile ed austera Fernanda. Tutte donne volitive e determinate, in grado di guidare la famiglia tra le pieghe del tempo. Le vicende infatti si susseguono e si ripresentano tenendo poco conto della successione cronologica: il mondo dei morti si interseca con quello dei vivi, dove si manifestano come fantasmi che interloquiscono con gli abitanti della casa.
Macondo è un luogo immaginario, dove però la storia si mescola inesorabilmente con la fantasia, esso diventa luogo simbolo della guerra civile tra conservatori e liberali promossa dal colonnello Aureliano, sperimenta l’arrivo della ferrovia e con essa della compagnia bananiera, che sfrutta il territorio e la popolazione esclusivamente per i sui interessi economici e non si fa scrupolo di sopprimere nel sangue la rivolta dei lavoratori, per poi lasciare il territorio irrimediabilmente impoverito. Infine Macondo è luogo di magia, dove ciò che è fantastico assume i connotati della normalità.
Nel romanzo la narrazione è veloce e allo stesso tempo concentrata, è una storia coinvolgente ed estremamente ricca dove tutti i personaggi coesistono sebbene vissuti in tempo diversi, ed è proprio questa la grande forza di questo romanzo.
Viviana Pimpini
Cent’anni di solitudine – Gabriel García Márquez: compra online al miglior prezzo su Amazon