Fabio Volo arriva in libreria con il suo ultimo libro La Strada Verso casa: vi presentiamo una serie di frasi estratte dal libro.
“La Strada verso casa” è uscito il 22 ottobre 2013 e in poche poche settimane ha già scalato le classifiche tra i best seller del momento. Accenniamo alla trama e in seguito, alla fine di quest’articolo, vi potrete divertire e o dedicare a qualche attimo di riflessione, secondo i punti di vista, con alcune frasi che sono state estrapolate dal libro, la cui fonte è il sito ilpost.it.
I protagonisti di questa storia sono due fratelli che conducono due vite completamente diverse: Marco e Andrea. Il primo non è capace di prendere delle scelte definitive sulla sua vita, incontra molte ragazze e sebbene una di queste abbia un ruolo diverso rispetto alle altre, proprio non riesce a decidere di fare il grande passo. Poi invece c’è Andrea, tutto il suo contrario, che invece ha deciso la sua carriera e la ragazza che ama e che ha sposato. Un evento riporterà l’attenzione dei due fratelli sulle questioni famigliari, riportando alla luce un segreto di famiglia. I due giovani ragazzi troveranno l’input che far combaciare nuovamente le loro strade, si ritroveranno e si confesseranno. Un libro che fa sogna re e sorridere, si parla di felicità e di famiglia.
Queste le frasi.
“Keith Richards per ispirarsi tirerà delle righe di coca che a guardarle sembrano delle lepri morte sdraiate sul tavolo.”
Come un monaco tibetano, come un ninja di Milano.
Si rideva per ogni stupida cosa, si respirava una bontà che avrebbe potuto uccidere in meno di un secondo un intero pullman di cinici.
Al posto delle sedie c’erano dei pouf di pelle a forma di cubo, così bassi che lo stomaco era all’altezza delle orecchie.
Era stato assalito da mille ricordi, come se un treno pieno di immagini fosse deragliato su di lui.”
“Keith Richards per ispirarsi tirerà delle righe di coca che a guardarle sembrano delle lepri morte sdraiate sul tavolo.”
Come un monaco tibetano, come un ninja di Milano.
Si rideva per ogni stupida cosa, si respirava una bontà che avrebbe potuto uccidere in meno di un secondo un intero pullman di cinici.
Al posto delle sedie c’erano dei pouf di pelle a forma di cubo, così bassi che lo stomaco era all’altezza delle orecchie.
Era stato assalito da mille ricordi, come se un treno pieno di immagini fosse deragliato su di lui.”
“Le piante nel viale alberato erano state tagliate tutte allo stesso modo per dare alla strada una prospettiva più pulita. Marco amava pensare che quello che avevano fatto a quelle piante era quello che la società voleva fare con gli uomini. Tutti dritti, ordinati e soprattutto uguali.
Oggi la promessa, così come gli oggetti, è meno eterna, tutto dev’essere consumato e non conservato, se una cosa non funziona la si butta e se ne prende un’ altra. Quella del padre invece era una generazione in grado di riparare ciò che si guastava.
Tra le [vecchie] fotografie ce n’erano anche di sbagliate, fuori fuoco, o con le teste tagliate a metà. Quante imperfezioni, quante sbavature o sviste. Era tutto più vero. Tutto più a misura d’uomo. L’imperfezione come forma di libertà.
“Quando vedo il cortile di casa mia vuoto, senza nessun bambino che ci gioca, mi viene una tristezza nel cuore”
“Dove sono i ragazzi adesso?”
“A casa su Facebook.”
“Le notti in cui la bellezza dilata il tempo, in cui il presente è così perfetto e lo si indossa così bene che si cominciano a fare promesse, giuramenti, patti, perché quella bellezza fa sentire dentro di sé una spinta verso il futuro.
“Marco, se dovessi cadere e farmi male, tu saresti in grado di aiutarmi a rialzarmi, di prenderti cura di me?”
“Sarò lì prima ancora che tu cada per afferrarti in tempo.”
Se era fortunato poteva vivere l’emozione meravigliosa che si prova quando legge le parole perfette per quel momento della tua vita.
“Può esistere al mondo un posto sereno per una persona che non si è sentita a suo agio a casa sua?”
Si erano abbracciati, l’incastro perfetto di due metà.
“Potrei non mangiare più se potessi annusarti tutti i giorni.”
“Che senso di libertà. Non c’era niente e avevamo tutto.”
“Dev’essere frustrante fare il giornalista del TG delle otto […] quando eravamo piccoli guardavamo il tg per sapere cos’era successo nel modo, adesso leggiamo tutto su internet quasi in tempo reale e alla sera sappiamo già tutto.”
Dev’essere per questo che li pagano dieci volte quello che pagano chi lavora online. Altrimenti si deprimono.
La strada verso casa, di Fabio Volo: acquistalo su Amazon!