S’intitola In due si uccide meglio il libro dedicato ai serial killer in coppia scritto a quattro mani da Giuseppe Pastore e Stefano Valbonesi.
Cosa spinse un essere (dis)umano come Henry Lee Lucas a sostenere: “Uccidere qualcuno è come fare una passeggiata: se volevo una vittima non dovevo far altro che procurarmela”? E, ancora: qual è il meccanismo che fece scattare la scintilla della folie à deux tra questo individuo e Ottis Toole?
La disamina di Pastore e Valbonesi sulle modalità d’azione di serial killer che hanno agito in coppia parte proprio da casi reali ed ampiamente documentati, come quello di Lucas e Toole o dalla sanguinosa Operazione Miranda, congegnata da Lake e Ng, tanto per citarne alcuni.
Con grande onestà intellettuale ed abilissima capacità narrativa, gli autori di “In due si uccide meglio” tratteggiano un dettagliato profilo di questo fenomeno delle “coppie di killer”, attingendo con grande rigore scientifico dalla cospicua letteratura in materia.
L’analisi che ne deriva è, sì, lucida e tecnica ma anche appassionata e palpitante. Al di là delle citazioni bibliografiche, delle cifre riassuntive del fenomeno o delle autorevoli tesi di esperti della materia qui riportate, tutto il saggio è pervaso da una volontà costruttiva di indagine psicologica, completamente scevra dalla suggestione di un facile sensazionalismo o voyeurismo che il sadismo sessuale di molti di queste coppie criminali sottendono, ma fortemente tendente invece a ricercare la vera matrice psichica di tanti orrori per prevenire – come sottolineano gli autori stessi – piuttosto che per correggere il tiro.
Un saggio, dunque, di grande spessore ed una lettura indubbiamente basilare, per chiunque lavori a contatto con il crimine, sia in senso proprio che metaforico.