Se Stephen King fosse un albero, sarebbe un abete.
O un pino o un larice.
Un sempreverde, insomma.
O anche un Arbre Magique, se vogliamo proprio essere poeti di bassa lega. Uno di quei profumatori per auto che durano fino alla rottamazione e oltre, emanando sempre lo stesso profumo, magari a volte un po’ripetitivo, ma comunque piacevole.
Leggere un nuovo romanzo di King (o e-book, o racconto breve… il re dell’Horror è mago dell’eclettismo) è come ritrovare un vecchio amico che non si vedeva da un po’.
Rassicurante e rilassante, si scambiano due parole, si fa qualche battuta sui vecchi tempi. Ricordati forse con un po’di nostalgia, la nostalgia che da sempre ammanta il passato.
Gli anni d’oro di IT, Insomnia, Stagioni Diverse, Il Miglio Verde.
Ma anche i capolavori della maturità, basti pensare a La Storia di Lisey, L’Acchiappasogni, Duma Key.
King è immortale, perché immortali sono le sue parole ed immortali sono le sue idee.
Così capita che anche un e-book apparentemente innocuo e destinato ad essere inghiottito tra i flutti tempestosi dell’immensa produzione del Re, possa ancora emozionare.
Miglio 81, una novantina di pagine piene zeppe di clichè triti e ritriti.
Dovrebbe suonare come una minestra riscaldata… eppure.
Eppure no. Perché gli echi di classici come Christine, la macchina infernale e (soprattutto) Buick 8 (romanzo che, tra parentesi, da fumo al precedente e forse più famoso capolavoro dello zio Steve) riescono a rivivere nelle paginette di questo racconto breve, ammiccando al lettore affezionato e trasformando una favoletta godibile ma nulla più nell’ennesima, estrema condensazione dello stile Kinghiano.
Signori e signore, questo è King, nulla meno nulla più. Il profeta del romanzo Horrorontheroad americano, un signore del Maine che ha avuto l’onesta e la genialità di affermare che lo scrivere altro non è che un lavoro come tanti, non molto diverso dal muratore o dall’elettricista.
Si scrive per dare qualche ora di svago e alienazione all’uomo medio americano annoiato da un pomeriggio di pioggia.
Prendete e leggetene tutti, sembra dire la copertina di MIGLIO 81.
Non troverete la boriosa retorica di un saggista, né discussioni sui massimi sistemi.
Solo un bambino che si è addormentato in una stazione di servizio abbandonata.
Ed una strana macchina che mangia le persone.
Francesco Colò
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