Bene, me lo sono proprio gustato. E per due motivi. Il primo è che adoro Rex Stout e il suo geniale Nero Wolfe. Il secondo, se vogliamo più banale, è che alla fine del libro, in appendice, c’è un mio articolo: la coralità nel giallo. Un pezzo di approfondimento sul genere dedicato perlopiù alla figura di quel grande scrittore che è stato Ed McBain (o Evan Hunter, o Ezra Hannon, ecc. ecc.).
Ma lasciamo perdere le autocitazioni e parliamo dei due romanzi brevi inclusi in questo volume, disponibile nelle edicole per tutto dicembre (quindi affrettatevi!).
Due storie brevi, Orchidee Nere e Cordialmente invitati a incontrare la morte, insieme con una certa logica (proprio le orchidee nere) e assente dagli scaffali delle librerie (o edicole) italiane da parecchi anni (forse non ero nemmeno nato, forse).
La narrazione è coinvolgente come sempre, con i soliti duetti tra Wolfe e Archie che a volte sono davvero esilaranti, ma che non mettono mai in ombra il giallo vero e proprio. Migliore il secondo romanzo, a mio avviso, mentre il primo risente un po’ dell’età che ha e l’ho trovato forse un po’ semplice, ma sempre paicevole nello svolgimento di Stout. Poco da dire sulla trama, altrimenti dovrei svelare qualcosa che potrebbe rovinare la lettura e un giallo vive di questo, del non sapere fino all’ultimo, o quasi.
Sottolineo ancora una volta che Stout è sempre una garanzia, sempre una lettura che riesce a farti passare qualche ora davvero piacevole. Essere lì in fondo, per me, con quelle poche paginette, è davvero un onore, soprattutto perché Nero Wolfe è stato il primo personaggio di questo genere che ho amato. Già, proprio il primo.
E quindi, che dire: buona lettura. Con Stout non correte mai alcun rischio, se non quello di divertirti nel leggere un buon libro, un ottimo giallo.