Oggi su Wlibri.com recensiamo Le descrizioni, romanzo di Monica Dall’Olio edito da Perdisa Pop.
Le descrizioni è un modernariato della memoria che comprende pezzi di ricordi dell’immediato post ’68 italiano, visti attraverso gli occhi innocenti di una bambina intelligente e desiderosa di sapere, cosa sono quelle parole strane che iniziano a far parte della sua vita.
Questa voglia di sapere che si sviluppa attraverso il curioso modus di ricopiare in un quaderno tutte le parole incomprensibili a una piccola bambina, si traducono per noi cinquantenni in un tuffo nella memoria e nei misteri dell’Italia.
Grazie alle Descrizioni di Monica Dall’Olio, riaffiorano nomi e cose dal polveroso archivio disordinato della nostra memoria come il ballerino Don Lurio, il ciclista Felice Gimondi, il cantante Lucio Dalla ai suoi esordi nella balera Taro Taro, ed anche la conturbante attrice Ursula Andress che ha indubbiamente animato le fantasie degli italiani con la sua nordica bellezza. Anche l’udito è interessato da quest’azione di recupero, infatti, tornano alla mente le sigle musicali della TV dei ragazzi, di Rin Tin Tin, di Carosello, di Nero Wolfe insieme alle canzoni di Mina, Little Tony ed all’intramontabile Tuca Tuca di Raffaella Carrà.
Si ricordano anche vecchie sigle di partito come la D.C. oppure il P.C.I., ignare ancora di mani pulite la prima e dei profondi cambiamenti e divisioni interne la seconda.
Tutto questo spaccato di società italiana d’inizio anni ’70 che Monica Dall’Olio mette dentro a Le descrizioni, è puro, perché chiesto e analizzato con quella purezza dei bambini che si affacciano al mondo dei grandi ed è scritto con l’inesauribile gentilezza di una bambina che attraverso la scrittura inizia a relazionarsi col mondo degli adulti. Gli occhi di Mika, amabile e curiosa.
Il libro si articola in 3 parti.
Nella prima vediamo la nostra piccola protagonista alle prese con una brutta malattia respiratoria che la porta a vivere lontana dai suoi genitori per curarsi con lo iodio di un paesetto marinaro. In questa fase scopre il mondo della scrittura e copia su dei quaderni, dapprima segni, poi parole, poi parole ancora più difficili e infine articoli di giornale. Ha la “smania” di scrivere. Ha la “smania” d’imparare a leggere. Crede erroneamente che l’unione delle due azioni di leggere e scrivere le svelerà il segreto della comprensione delle parole, ma non è così.
Nella seconda parte la piccola Mika è a casa con la sua famiglia. Ora sa scrivere. Legge il romanzo Niente di nuovo dal fronte occidentale, ed entra nelle dinamiche familiari e sociali. Cerca di capire. Di dare significato alle parole, fra messaggi pubblicitari e sceneggiati televisivi, insieme a cose difficili come l’elezione dell’onorevole De Martino a segretario del P.S.I.. Mika deve, vuole, cerca di capire la relazione fra le parole e la vita. C’è riuscita, ma le cose associate alle parole hanno il senso univoco di non averlo.
Nella terza parte la piccola Mika fa i conti con la vita e i suoi aspetti tragici e sempre con la scrittura che non ha mai abbandonato, arriva a varcare il contenuto delle parole. Capisce che la violenza e la morte non sono delle parole che scrivono un libro, ma sono fatti concreti che scrivono la vita con l’inchiostro delle lacrime.
Riconosco a Monica Dell’Olio il dono di una scrittura semplice, inspirata e senza artifici, che è stata molto brava nel descrivere la suggestione del magnifico mondo delle parole, con gli occhi di una bambina, che di pari passo procede con la scoperta di quello reale. La scrittura, quindi, come mezzo per arrivare alla verità di un universo che risulta essere incomprensibile e ostile.
Altro pregio del libro è quello di aver saputo portare il lettore per mano nel contesto sociale del periodo, tempestandolo con la quotidianità del ricordo narrato da una piccola bambina innocente che vive la sua epoca di fatti,con mode e costumi di una Italia a cavallo fra il ’69 e i primi degli anni ‘70.
In conclusione Le descrizioni è un buon libro, scritto molto bene, che non travalica, ma riesce a cucire addosso una nostalgia per un passato oramai trascorso come la nostra vita di cinquantenni in parabola discendente. Un po’ di pepe, però, avrebbe dato un qualcosa in più a questa breve e intensa meraviglia di 145 pagine.
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