Uscito a fine settembre 2011, Le quattro cose ultime di Paul Hoffman è il seguito de La mano sinistra di Dio, romanzo fantasy che abbiamo ottimamente recensito all’epoca della sua pubblicazione sempre per Nord.
Per tutti quelli che come noi hanno apprezzato il primo libro della saga, recensiamo anche il secondo, che mantiene le promesse e ci regala un’altra avvincente parte della storia di Cale.
Vivere nel Santuario dei Redentori non è affatto una bella prospettiva per un ragazzino: ferrea disciplina, obbedienza assoluta, punizioni e feroci combattimenti sono il pane con cui devono confrontarsi quotidianamente per diventare forse un giorno Redentori, monaci guerrieri pronti a tutto per difendere la religione del Redentore Impiccato e a purificare il mondo dal peccato.
Thomas Cale è uno dei tanti ragazzi del santuario, che insieme a due compagni Henry il Vago e Kleist riesce a fuggire dalla fortezza e a rifugiarsi nella città di Memphis, dove ben presto riesce a farsi un gran numero di nemici. Perchè Cale non è un ragazzo come tanti, è un macchina per uccidere, ha il funerale nel cervello, e in un combattimento non c’è mossa del nemico che non possa prevedere. Cale è la mano sinistra di Dio, l’arto omicida con cui il Signore sterminerà i suoi nemici per purificare la razza umana. Questo lo sa il suo maestro , il Redentore Bosco che pur di riavere il suo pupillo sarà disposto a radere al suolo l’intera città di Memphis, e ci riuscirà.
A questo punto terminava il primo libro della trilogia di Paul Hoffmann, La mano sinistra di Dio, in cui il lettore viene catapultato in un mondo cupo e tenebroso dalle atmosfere quasi medievali, anche se è impossibile definire il periodo storico della vicenda. Hoffmann, infatti, sembra aver schiacciato gli 2500 anni di storia in un unico universo, plasmandoli, modellandoli e rovesciandoli a suo piacimento per dar vita ad un mondo fantastico in cui egli sembra aver voluto dare massimo libertà alla sua fantasia e alla sua vena ironica, gran parte della quale diretta contro la Chiesa cattolica.
Effettivamente Hoffman dà un quadro così negativo della Chiesa, che qui appare composta da uomini ambiziosi, feroci e violenti, pronti a seguire con assoluta obbedienza i dogmi della religione e a uccidere chi non li rispetta, che c’è da chiedersi quali traumi abbia subito nella sua infanzia. Una sensazione che ha avuto conferma nel leggere le note biografiche dell’autore che ha frequentato fin da piccolo collegi religioso, dove è stato colpito dalla severità delle regole che venivano impartite agli alunni e che dovevano essere seguite perché così era deciso.
Dice infatti Hoffman in una sua intervista, in cui spiega il titolo del secondo tomo della trilogia: “La Chiesa Cattolica è da sempre ossessionata dall’idea della morte dei suoi membri. Ho questo ricordo di me da bambino; avevo cinque anni ed ero terrorizzato quando le suore ci dicevano: ”Cosa succederebbe se tu morissi stanotte?“. Per essere preparati al ”Giorno del Giudizio“, il momento che avrebbe deciso della nostra eterna salvezza o dannazione, era quindi fondamentale avere ben incise nella mente le cosiddette ”quattro cose ultime“: Morte, Giudizio, Paradiso e Inferno”
Le quattro cose ultime vede Cale entrare nella gerarchia di quelli che un tempo furono i suoi aguzzini, i Redentori. Bosco lo convince o meglio costringe Cale a diventare stratega del suo esercito per combattere gli Antagonisti, tra cui ci sono i terribili e invincibili Laconi, ma soprattutto per farne strumento del suo sogno più ambizioso ovvero l’ascesa al Papato.
Nel frattempo a Cale si riunirà l’amico Henry il Vago, da cui si era diviso dopo la disfatta dei Ferrazzi a Memphis, mentre Kleist si troverà a vivere un’altra avventura (un romanzo nel romanzo) presso il clan dei Klepht, ma alla fine si troverà a incrociare la strada di Cale.
Questo secondo episodio in buona parte comprende la narrazione delle vittorie di Cale contro gli Antagonisti, in cui Hoffmann si dilunga nella descrizione di strategie e tattiche militari, che a volte rendono pesante la storia in sé. Cale per la prima volta si trova di fronte alla propria fallibilità, e dovrà subire delle sconfitte in cui comprenderà le difficoltà e le responsabilità che legano un leader al proprio esercito. Ma Cale è anche un ragazzo di 16 anni, che poco conosce della complessità del mondo in cui vive: gli hanno insegnato obbedisci o muori, gli hanno insegnato un’unica verità, ma nel suo cuore si agitano sentimenti contrastanti che lo porteranno inevitabilmente ad una scelta difficile.
Gli ultimi capitoli in cui le vicende tornano ad essere ambientate come nel primo libro in una metropoli dove Cale ritroverà vecchie amicizie (e non) di Memphis, acquistano maggiore brio e ritmo nella narrazione, grazie anche alla presenza di numerosi personaggi che coi loro dialoghi vivacizzano l’atmosfera.
Come ogni libro di transizione, Le quattro cose ultime cerca di tirare i file della vicenda lasciata in sospeso nel primo episodio e alla fine fanno prospettare nuovi scenari che saranno sviluppati nel prossimo romanzo, che a questo punto aspettiamo con ansia e soprattutto speriamo che la nostra pazienza (avuta sia nel leggere il secondo che nell’attesa) sia debitamente ricompensata con un finale degno delle nostre aspettative. Soprattutto si spera che si faccia maggiore luce sulle origini del contesto dello sfondo religioso, per comprendere come mai il Rendentore anziché risorto sia stato impiccato o come mai Gesù si trovi nel ventre di una balena: piccole curiosità che attendono una risposta già da La mano sinistra di Dio.
Riuscirà l’ultimo capitolo a sciogliere o meno le perplessità e i dubbi che hanno accompagnato la lettura di questo romanzo? Aspettiamo trepidanti e speranzosi.
Le quattro cose ultime, di Paul Hoffman: acquistalo su Amazon!